Giunta alla quarta tornata della sua breve, ma già
consolidata storia, la Sacra Rappresentazione della ?Pasqua
Civitellese? ha affrontato il tema del rapporto tra il Potere e
l?Amore. Il potere come la lupa dell?inferno dantesco può generare i
vizi più diversi e accompagnarsi a tutti i peccati, non è il male
assoluto, ma lo può diventare. La linea che separa il potere dal male è
sottilissima e molto fragile. Dal potere nascono tradimento, paura,
viltà, connivenza e opportunismo. Il potere può essere droga che da
assuefazione, che avvelena le coscienze. Solo l?amore ci può salvare,
quell?amore che è anche verità e giustizia, che è vita e mille altre
cose buone e giuste.
E chi altro, tra i discepoli di Cristo, se non Giovanni - il più
giovane, il più amato, quello che sarà con Lui fino alla fine e oltre - è
legittimato ad impersonare questo angolo di visuale?
Così, dopo La Passione secondo Maria di Magdala, dopo La Passione secondo Giuda,
appresso a La Passione secondo Ponzio Pilato, è toccato a La Passione
secondo Giovanni - (Il Potere e l?Amore), testo di don Martino Bruno,
adattato per la scena da Francesco Peleggi,
rappresentata sul suggestivo palcoscenico della Torre dei Monaldeschi
situata nel centro storico di Civitella d?Agliano, con la partecipazione
diretta del popolo civitellese nelle varie vesti di attori, figuranti,
tecnici, assistenti di scena, pubblico?
Si tratta di centinaia di persone che diventano protagonisti di un
evento che stupisce e commuove, ancora una volta per nulla simile a
tante altre pur pregiate ?Passioni? che vengono rappresentate un po?
dappertutto nel corso della Settimana Santa.
La Passione secondo Giovanni è stata, come le altre che l?hanno
preceduta negli anni passati, una pièce d?autore, con tutta la dignità e
originalità di un?opera teatrale e, nello stesso tempo, una cerimonia
sacra che si è tradotta in una vera e propria esegesi evangelica.